Le sfide della trasformazione digitale tra generazioni a confronto

Le sfide della trasformazione digitale tra generazioni a confronto

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L’emergenza Covid e i lockdown in tutta Europa hanno più che mai dimostrato la chiara necessità di infrastrutture e soluzioni digitali. La trasformazione digitale svolge un ruolo cruciale nella risposta dell’UE alla pandemia e per agevolare la futura ripresa. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta a evitare l’aumento delle disuguaglianze e la creazione di un divario digitale tra generazioni soprattutto nei luoghi di lavoro.

Baby Boomers, Generazione X, Millennials e Generazione Z

Nelle aziende oggi lavorano fianco a fianco uomini e donne di generazioni molto diverse per istruzione e abitudini comportamentali. Non tutte le generazioni sono nate native digitali e disposte a cambiare modo di lavorare. La convivenza tra chi “smanetta” sui social e chi prende appunti su carta non è facile. Questo mix di professionisti condivide oggi scrivanie e riunioni fisiche e virtuali, progetti e obiettivi aziendali.

Ok Boomer… Ok Z

«Se loro ci chiamano indistintamente Millennials, noi li chiamiamo indistintamente baby boomer…e se molti di loro non credono nei cambiamenti climatici o non credono che si possa ottenere un lavoro anche con i capelli viola, noi rispondiamo semplicemente “Ok, boomer” che per noi significa: ti sbagli, avremo ancora successo perché il mondo sta cambiando». Così definiscono i nati negli anni ‘50 i giovanissimi della generazione Z.

La maggior parte dei giovani della generazione Z non ha ancora l’età per entrare nel mercato del lavoro; tuttavia, i più grandi tra loro, i ragazzi del ‘97 e del ‘98 compiranno rispettivamente 24 e 25 anni nel 2022, il che significa che circa 1/3 dei lavoratori di tutto il mondo sarà rappresentato da questa generazione. La generazione Z non solo preferisce  avere orari di lavoro flessibili fuori dall’ufficio, ma essendo super esperta di tecnologia si preoccupa maggiormente dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e sa tramutare questo periodo di pandemia in un’opportunità e una sfida da superare in quanto si sente di essere il vero motore della trasformazione digitale in atto.

Geriatric Millennials: il ponte tra generazioni

Nel mondo professionale si parla anche di una fascia di Millennials chiamata “Geriatric Millennials”, una micro-generazione speciale nata nei primi anni ’80 che si sente a suo agio con le forme di comunicazione sia analogiche che digitali. Sono stati la prima generazione a crescere con la tecnologia e ad avere un PC nelle loro case.
Fanno parte di questa categoria alcuni dei principali CEO del mondo, tra cui Mark Zuckerberg di Facebook (nato nel 1984), Melanie Perkins di Canva (1987), Jennifer Fleiss di Rent the Runway (1985) e Brian Chesky di Airbnb (1981). Questi leader hanno saputo come superare i divari generazionali e sono nella posizione migliore per guidare team che prospereranno in un luogo di lavoro ibrido.

Dunque per le organizzazioni che sono divise tra i divari generazionali tra i baby boomer e la Generazione Z, sembrerebbe che i millennial geriatrici possano essere preziosi in quanto possono aiutare a tradurre sia l’esperienza dei più esperti (baby boomer) che le idee innovative dei nativi digitali.

L’epoca in cui sono cresciuti ha permesso loro di sviluppare un insieme variegato di abilità a cui fare riferimento, che consente loro di soddisfare le esigenze delle persone con diversi gradi di comprensione (e pazienza) del mondo digitale e fungere da ponte tra generazioni a confronto.

Il loro contributo potrebbe creare una cultura interna migliore, ma anche una clientela più felice.

Le aziende che si occupano di trasformazione digitale come Henko sono in grado di affiancare le imprese che stanno affrontando il cambiamento tecnologico con un approccio consulenziale che le aiuti a mettere a fuoco modelli di gestione per consentire il cambiamento che nel prossimo futuro coinvolgerà tutti noi.

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